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Giro delle Tre Cime di Lavaredo

Dino Dibona - Andar per sentieri

Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 010 Dolomiti di Sesto.
Kompass: foglio 617 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Sentieri n° 101 e n° 105.

Denominazione dell'escursione: Giro delle Tre Cime di Lavaredo. (Rifugio Auronzo - Rifugio Lavaredo - Forcella Lavaredo - Rifugio A. Locatelli - Rifugio Auronzo).

Gruppo montagnoso: Tre Cime di Lavaredo.

Difficoltà: nessuna difficoltà di percorenza, itinerario consigliato anche agli escursionisti poco allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: circa 3 (tre) ore.

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (indispensabili gli scarponi da montagna, oltre a maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: Rifugio Auronzo (Auronzo di Cadore).

Punto di arrivo: Rifugio Auronzo (Auronzo di Cadore).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 2454, alla Forcella Lavaredo.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, geologico, geomorfologico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive d'appoggio: Rifugio Auronzo a m 2320 di quota, punto di partenza e di arrivo dell'escursione; Rifugio Lavaredo a m 2344 di quota a circa 15 minuti dall'inizio dell'escursione; Rifugio A. Locatelli, a circa metà dell'escursione. I Rifugi sono aperti dal 15/6 al 30/9.

Accorgimenti consigliati: l'itinerario inizia al Rifugio Auronzo e seguendo sentieri sempre agevoli, gira intorno alle Tre Cime di Lavaredo, per ritornare nuovamente al Rifugio Auronzo. Si tratta di una delle gite di montagna più classiche, che non presenta alcuna difficoltà. N.B.: i numeri romani indicano il periodo di fioritura (es. VI-VII = periodo di fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi e dai regolamenti vigenti.

Iniziamo la gita

L'itinerario escursionistico inizia al Rifugio Auronzo, raggiungibile da Misurina in circa dieci minuti d'auto percorrendo la strada asfaltata a doppia corsia, con tariffa a pagamento, che consente anche il parcheggio alle Tre Cime di Lavaredo. L'intero percorso, che, girando intorno alla Tre Cime di Lavaredo consente di goderne l'immane bellezza da un elevato numero di punti di osservazione, si snoda interamente al di sopra del limite superiore del bosco, lungo ghiaioni attraversati da strade sterrate e comodi sentieri.

Dal Rifugio Auronzo, da dove si gode di un ampio panorama verso la Valle dell'Ansiei e Auronzo di Cadore, i Catini di Misurina (m 2839), il lago di Misurina e il Lago d'Antorno, il Sorapiss (m 3205) e il Monte Cristallino di Misurina (m 2775), si percorre la strada sterrata chiusa al traffico veicolare, che, con andamento pianeggiante, porta al Rifugio Lavaredo. Questo è il tratto della "passeggiata domenicale" ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, frequentata da un gran numero di turisti senza pretese escursionistiche. Dopo circa quindici minuti dalla partenza, si raggiunge una piccola chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice e, lì vicino, una stele ricorda Paul Grohmann, pioniere delle scalate sulle Dolomiti. Proseguendo, di fronte si vede la Croda dei Toni (m 3094) e, quando la strada gira verso sinistra, appare anche la Croda Passaporto (m 2701). In questo primo tratto la flora più rappresentata è costituita dal cardo alpino (Carduus carlinaefolius, VII-IX) dai fiori di colore viola intenso, la campanula soldanella (Campanula rotundifolia, VI-IX) dai fiori a campanula pendente di colore intensamente azzurro e il millefoglio del Clavena (Achillea clavenae, VII-VIII, P).

Raggiunto il Rifugio Lavaredo, per proseguire si possono scegliere due soluzioni: salire sulla sinistra lungo il sentiero che taglia diagonalmente i depositi detritici alla base della Torre Piccola di Lavaredo, o proseguire per la strada che segue un percorso un po' più lungo, ma più agevole. L'itinerario descritto, segue questa seconda possibilità. Lasciato alle spalle il Rifugio, si sale verso la la Forcella Lavaredo, seguendo la strada, che, poco dopo, gira verso destra e in breve si raggiunge una biforcazione, dove si prosegue diritto. Salendo ulteriormente, sulla destra si vedono le pareti rosate della Dolomia Principale di cui è costituita la Croda Passaporto, ai cui piedi vi sono grandi accumuli recenti di detriti di falda. Di fronte, si veduno le pareti della Cima Piccola, anch'esse costituite da Dolomia Principale, dove, nelle giornate di bel tempo, è probabile che vi si possano ammirare i rocciatori impegnati nel superamento delle vie alpinistiche. Ancora un breve tratto in cui la strada passa tra alcuni grossi massi di crollo di antiche frane, si raggiunge la Forcella Lavaredo, che costituisce il punto più elevato dell'intera escursione.

La Forcella Lavaredo costituisce un importante punto d'osservazione su inimitabili paesaggi montani: sulla sinistra si ergono maestose le Tre Cime di Lavaredo, che da qui si possono ammirare da vicino e, di fronte, un gran numero di montagne che si aprono a corona, tra le quali , le più vicine sono il Monte Rudo (m 2826), la Croda dei Rondoi (m 2859), la Torre dei Scarperi (m 2687), il Monte Mattina (m 2464), la Torre Toblino (m 2617) e il Sasso di Sesto (m 2539) ai piedi del quale si distingue il Rifugio A. Locatelli, mentre sulla si erge il Monte Paterno (m 2619) e ancora la Croda Passaporto (m 2701).

Dalla Forcella si scende lungo la strada per breve tratto, poi, appena superata la sbarra metallica, si abbandona la strada sterrata per il sentiero di destra, che per breve tratto sale lungo il ghiaione, per poi proseguire con andamento pianeggiante o a brevi saliscendi. E' questo il sentiero scelto per la descrizione dell'escursione, perchè più panoramico e più ricco di flore. Già in questo primo tratto, sul suolo calcareo dei depositi detritici, si possono ammirare fiori che crescono lungo l'intero tragitto che ancora si deve percorrere prima di raggiungere il Rifugio A. Locatelli e, infatti, osservando i fiori che vegetano vicino al sentiero, si può vedere, qui particolarmente numeroso, il papavero alpino (Papaver rhaeticum, VII-VIII, P) dai fiori bellisssimi e delicatissimi, con petali di colore giallo intenso o più o meno aranciato, l'erba storna (Thlaspi rotundifolia, VI-VII, P) una pianta prostrata dai numerosi fiori piccoli con petali roseo-violetti riuniti in racemi, la silene rigonfia (Silene vulgaris, VI-IX) dai numerosi fiori penduli con calice ovoidale e rigonfio venato di bruno e petali bianchi, il dente di leone montano (Leontodon montanus, VII-IX) dai fiori di colore giallo puro, lo spillone di dama (Armeria alpina, VI-VII, P) dai fiori di colore rosa intenso riuniti a capolino, la peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum, VII-IX, P) dai fiori di colore bianco candido, la silene delle fonti (Silene quadridentata, VII-IX) dai fiori bianchi a cinque petali ciascuno dei quali con quattro denti marginali e la silene a cuscinetto (Silene acaulis, VI-VII, P) che forma grandi cuscinetti di colore verde tenue, che nella stagione della fioritura si coprono di piccoli fiori di colore rosa. Lungo questo tratto, in alcuni punti si passa vicino alle rocce e si attraversano punti in cui lo scorrimento idrico ha inciso profondanmente il deposito detritico, ma il sentiero è sempre ben segnato e sicuro. Al termine di questo tratto, sulla sinistra si vede una caverna scavata nella roccia durante la prima guerra mondiale, che su queste cime ha visto i montanari fronteggiarsi cruentemente. Ancora una brevissima salita, superata la quale, appare, vicinissimo, il Rifugio A. Locatelli e, proprio qui, affiorano, per brevissimo tratto, gli Strati di Raibl, che conferiscono al suolo un caratteristico colore rossantro. Scostandosi leggermente dal Rifugio verso il crinale sulla destra, si vede l'Alpe dei Piani con i due Laghi dei Piani e più oltre, verso valle, la stretta Valle Sassovecchio che scende verso la Val Fiscalina e Sesto di Pusteria. Sulla sinistra della Valle Sassovecchio si erge il Crodon di San Candido (m 2891) e sulla destra la Cima Una (m 2698). Intorno vola numeroso il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) e più raramente, si vede il corvo imperiale (Corvus corax), il più grande corvide delle Dolomiti. Dietro il Rifugio, in posizione un po' più elevata, c'è una piccola chiesetta che ricorda i caduti delle cruente battaglie combattute tra queste meravigliose montagne.

Dal Rifugio, che si trova a circa metà percorso, si prosegue scendendo per la stradina di destra rispetto a chi guarda le Tre Cime di Lavaredo. Il primo tratto è in leggera discesa, che si accentua oltre il primo bivio dove si prosegue verso sinistra, seguendo le indicazioni per il Rifugio Auronzo. Nel punto in cui la stradina riprende a salire, la si abbandona scendendo lungo il largo sentiero di destra e, raggiunta in breve un'altra biforcazione, si prosegue lungo il sentiero di sinistra, che in un susseguirsi di brevi saliscenti e ripide ma corte discese, raggiunge quelle che possono essere definite le "antisorgenti" del Fiume Rienza. Qui l'acqua scorre limpida e fresca tutto l'anno e vicino all'acqua cresce numerosa la rara sassifraga stellare (Saxifraga stellaris, VII-IX, P) dai fiori piccoli con petali bianchi macchiati di giallo e antere rosse. L'acqua della sorgente scorre per breve tratto, poi scompare nuovamente sottoterra, per ricomparire molto più a valle, dove vengono poste le vere sorgenti del Fiume Rienza (Rienza nera), afluente di sinistra del Fiume Drava, che riversa le acque delle Tre Cime di Lavaredo nel Danubio e quindi nel Mar Nero.

Proseguendo, dopo la sorgente si costeggia un pianoro e quindi si sale per buon tratto lungo il sentiero che, dapprima con pendenza pressoché costante e poi in continui leggeri saliscendi, attraversando in successione i depositi di diversi cordoni mirenici, si raggiunge il Col Forcellina.

In tutta questa zona la presenza faunistica è rappresentata dal camoscio (Rupicapra rupicapra), dalla marmotta (Marmota marmota) e dalla volpe rossa o volpe comune (Vulpes vulpes). Procedendo lungo ancora lungo il sentiero che continua con andamento a saliscendi, si attraversa un piccolo ruscello le cui acquae provengono da uno dei tre piccoli laghi che ci sono più a monte e, appena si riprende a salire, si raggiunge la Malga Longa, recentemente ristrutturata. Da qui si sale per breve tratto e, sulla sinistra, si vedono i tre laghetti delle Tre Cime, dalle acque verde-azzurro e freddissime, poi il sentiero riprende l'andamento a saliscendi. Il paesaggio che si attraversa, sempre al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo, qui vicinissime e maestose, è sempre quello dei depositi morenici, con suoli all'inizio della loro genesi a soprassuolo erbaceo delle fitoassociaziono dei pascoli d'alta montagna e con l'insediamento rado e sparso del pino mugo (Pinus mugo). Le fioriture più appariscenti sono quelle della vedovina alpestre (Scabiosa lucida, VII-VIII) dai fiori rosso-purpurei o rosso-violetti, del rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus, VI-VII, P) dai numerosi fiori rosa e del rododendro irsuto (Rhododendron irsutum, VI-VII, P), la parnassia (Parnassia palustris, VII-IX) dai fiori bianchissimi, la conosciutissima genziana di Koch (Gentiana kochiana, VI-VII, P) dai grandi fiori di colore azzurro intenso o blu, la genzianella germanica (Gentianella germanica, VIII-IX, P) dai numerosi fiori azzurri-violetti e l'aconito napello (Acconitum napellus, VII-VIII, P) un apainta velenosa con una grande infiorescenza a pannocchia di dlolore blu intenso. Tutte queste fioriture sono visitate da numerose farfalle, tra le quali si possono notare la vanessa occhio di pavone (Inachis io) una bella farfalla dalle ali con quattro grandi ocelli intensamente colorati, la vanessa delle ortiche (Aglais urticae) forse la farfalla più comune in montagna, ma anche una delle più belle, l'erebia alpina (Erebia epiphron) dalle ali brune con piccoli ocelli neri con punto centrale bianco, diffusa in tutti i pascoli e i boschi montani, la zigenide comune (Zygaena filipendula) una piccola farfalla molto comune con corpo nero, ali anteriori nere con macchie rosse e ali posteriori rosse con un sottile bordo nero e il ben più raro Apollo delle Alpi (Parnassius phoebus) dalle ali bianche con macchie nere e ocelli rossi bordati di nero. Raggiunto il punto sommitale della salita, il sentiero prosegue lungo un tratto con aldamento da pianeggiante e leggermente in salita, tagliando trasversalmente un grande ghiaione costituito da depositi detritici di falda. In questo tratto cresce numeroso il ranuncolo ibrido (Ranunculus hybridus, VI-VII, P) dai fiori gialli, endemico delle Alpi orientalie e molto diffuso nel primo tratto del ghiaione e spesso si vede il fringuello alpino (Montifringilla nivalis) dalle ali con una evidente porzione completamente bianca. Alla fine dell'attraversamento del grande ghiaione, si raggiunge la Forcella di Mezzo, dove il sentiero si divide e dove l'itinerario desritto segue quello di sinitra. Da qui si affronta l'ultimo breve tratto dell'escursione, dove il sentiero ha un andamento a continuo leggero saliscendi e si attraversa anche un punto in cui la roccia affiorante è costantemente bagnata e scivolosa, e dove, a maggior sicurezza dell'escursionista, è stata posta una breve catena alla quale ci si può sostenere.

Dopo circa tre ore di cammino, si vede il Rifugio Auronzo ormai vicino e i grandi parcheggi, solitamente pieni di autovetture. L'escursione termina qui, al Rifugio Auronzo, dove si può riprendere l'autovettura, per il ritorno a valle.

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