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Rifugio Città di Fiume - Rifugio Lago da Lago

Dino Dibona - Andar per sentieri

Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 03 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Kompass: foglio 620 e 617 Cortina d'Ampezzo.
Sentieri n° 467, n° 436 e n° 434.

Denominazione dell'escursione: Rifugio Città di Fiume - Malga Prendera - Forcella d'Anbrizora - Rifugio Lago da Lago.

Gruppo montagnoso: Monte Pelmo - Croda da Lago.

Difficoltà: nessuna difficoltà, escursione consigliata anche agli escursionisti poco allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: circa 2 ore e 30 minuti (due ore e mezza) a cui va aggiunto il tempo per raggiungere il Rifugio Città di Fiume.

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (scarponi da montagna, maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: Rifugio Città di Fiume (Val Fiorentina).

Punto di arrivo: Rifugio Lago da Lago (Valle d'Ampezzo).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 2304 poco prima di raggiungere la Forcella d'Anbrizora.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, geologico, geomorfologico, paleo-etnologico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive d'appoggio: Rifugio Città di Fiume a m 1918 di quota, punto di partenza dell'escursione e Rifugio Lago da Lago (G. Palmieri) a m 2046 di quota, al termine del percorso descritto. Entrambi i Rifugi sono aperti dal 20/6 al 20/9.

Accorgimenti consigliati: il percorso inizia al Rifugio Città di Fiume, raggiungibile in meno di un'ora di cammino dal Passo Staulanza (m 1766), dal Rifugio Aquileia (m 1583), o percorrendo la strada della Malga Fiorentina dal punto d'incrocio con la S.S. 251 (a quota m 1663). Al tempo complessivo di percorrenza dell'escursione, deve quindi essere aggiunto il tempo per raggiungere il Rifugio Città di Fiume da uno dei punti indicati, tutti raggiungibili con l'autovettura e muniti di capaci spazi per il parcheggio. N.B.: i numeri romani indicano il periodo di fioritura (es. VI-VII = periodo di fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi e dai regolamenti vigenti.

Iniziamo la gita

L'itinerario escursionistico inizia al Rifugio Città di Fiume, raggiungibile da più punti della Val Fiorentina. Il percorso più agevole è quello che segue la strada della Malga Fiorentina; una strada sterrata camionabile chiusa al traffico veicolare, con pendenze poco accentuate.

Dal Rifugio Città di Fiume, dove sul pennone, accanto alla bandiera italiana, sventola la bandiera della città di Rijeka (Fiume), si scende per pochi passi verso il ruscello che scorre poco lontano, raggiunto il quale si gira verso sinistra, salendo lungo il sentiero, che, con discreta pendenza, taglia diagonalmente la cotica erbosa del pascolo sul versante occidentale del Col de la Puina (m 2254). In questo primo tratto, la flora è quella tipica dei pascoli d'alta montagna, con in evidenza la radicchiella aranciata (Crepis aurea, VI-VIII) dai fiori simili a quelli del più conosciuto "dente di leone" ma di colore da giallo-aranciato fino a bruno-rossastro e pare che siano proprio questi fiori delle piante aromatiche, che, appetiti dagli animali al pascolo, danno colore, profumo e sapore particolare ed esclusivo al burro e al formaggio prodotto con il latte degli animali che in estate vengono portati all'alpeggio in alta montagna. Qui, nei mesi primaverili, pascolano i cervi (Cervus elaphus) e i camosci (Rupicapra rupicapra) che in estate, disturbati dalla presenza turistica, si rifugiano a quote superiori e qui volteggia il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) dal piumaggio completamente nero, con becco giallo e zampe rosse. Dopo pochi minuti di cammino, si raggiunge il bosco rado di larici (Larix decidua) e la pendenza del sentiero diminuisce gradualmente finchè il percorso si fa pianeggiante, per poi proseguire per buon tratto con andamento a saliscendi, percorrendo il quale si attraversano tratti a copertura forestale rada di larice (Larix decidua), a copertura arbustiva di ontano verde (Alnus viridis), o a copertura erbacea del pascolo d'alta quota. Qui, anche vicino al sentiero, cresce numerosa e con esemplari davvero suberbi, la campanula barbata (Campanula barbata, VII-VIII, P) con bellissimi fiori campanulati di colore azzurro intenso portati da peduncoli incurvati verso il basso e, osservando con attenzione le fioriture lungo il sentiero, non è difficile trovare anche la rara campanula barbata albina, con fiori completamente bianchi; frequente anche il mirtillo nero (Vaccinium mirtyllus, V-VI) dalle bacche blu-nero dal buon sapore dolce-acidulo e il falso mirtillo o mirtillo di palude (Vaccinium uliginosum, V-VI) dalle bacche simili a quelle del mirtillo nero, dolciastre e fortemente lassative.

Proseguendo, in breve si raggiunge la Forcella del Col de la Puina; una Forcella ampia e libera da vegetazione arborea o arbustiva, da dove il sentiero prosegue rimanendo un po' più in basso e più a sinistra rispetto alla Forcella vera e propria: qui è opportuno abbandonare momentaneamente il sentiero e inoltrasi sulla destra lungo il pascolo, per affacciarsi sul versante della Valle del Boite e godersi il magnifico panorama verso il Sorapìss (m 3205), la Croda Marcora (m 3154), l'Antelao (m 3264), i pascoli della Val de Busela e i boschi di San Vito di Cadore.

Ritornando sul sentiero si prosegue lungo il fianco occidentale del Col Roan, dove il sentiero originario unico, è oggi diviso in molti "rami" dapprima divergenti e poi convergenti poco oltre, che disegnano sul terreno una figura simile all'andamento anastomizzante del sistema venoso. Proseguendo in leggera discesa si esce definitivamente dalla zona con soprassuolo forestale per proseguire sul pascolo d'alta quota, oltre il limite superiore del bosco. La discesa si fa più ripida nel breve tratto che precede la Forcella Roan, superata la quale il sentiero sale con pendenza accentuata per breve tratto, dopodiché prosegue con andamento più dolce, verso la Malga Prendera (m 2148) già in vista, costruita per ospitare parecchie centinaia di capi di bestiame grosso e oggi inutilizzata. Dalla Malga Prendera, sorta al centro di grandi e ricchi pascoli di proprietà degli abitanti di San Vito di Cadore, si prosegue verso monte e in breve si raggiunge la Forcella di Col Duro. In questo tratto, lungo il versante nord-orientale di Col Duro, si possono ammirare le belle fioriture del rododendro ferrugineo o rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum, VI-VII, P) che qui copre ampie superfici che, nella stagione della fioritura, si colorano uniformemente di rosso, la rara linaria alpina (Linaria alpina, VII-VIII, P) dai fiori azzurro-violaceo con fauce giallo-aranciata e la conosciutissima soldanella alpina (Soldanella alpina, VI-VII, P) dai fiori viola campanulati a margine lungamente frangiato (laciniati).

Alla Forcella Col Duro, è opportuno fare una sosta per ammirare lo splendido panorama che, girando lo sguardo verso nord-ovest, si gode da questo punto d'osservazione: da qui si vedono i pascoli di Mondeval de Sora e il grande masso erratico, dove, circa 7300 anni fa, trovava riparo l'Uomo del Mesolitico di cui è stata recentemente rinvenuta la sepoltura. Nella zona di Mondeval de Sora e della Malga Prendera, è stata accertata la presenza di ben 14 siti di insediamento umano in epoca preistorica e in tali siti sono stati rinvenuti numerosi reperti di grande interesse scientifico, oggi conservati ed esposti nel Museo di Selva di Cadore. Oltre il pascolo, più in sù, si può ammirare una vasta corona di montagne e le forcelle che da sempre costituiscono i punti di transito degli animali e dell'uomo per passare da una valle alpina all'altra. Partendo dal rilievo più a sinistra e procedendo in senso orario, si vede il Corvo Alto (m 2383) costituito da rocce ignee, il Monte Cernera (m 2664) costituito da Dolomia dello Sciliar, la Forcella Giau (m 2360) dove affiorano gli Strati di La Valle e la Dolomia Cassiana, i Lastoi del Formin (m 2658) costituiti da Dolomia del Dürrenstein con gli imponenti depositi di detriti di falda (ghiaioni) ai piedi delle pareti sud-occidentali, la Forcella Rossa del Formin (m 2462), la Croda da Lago (m 2748) costituita da Dolomia Principale, la Forcella d'Anbrizora (m 2277) dove affiora lo Strato di Raibl, il Becco di Mezzodì (m 2612) e la Rocchetta (m 2499) entrambi massicci rocciosi costituiti da Dolomia principale. Dalla Forcella Col Duro si prosegue lungo il sentiero di destra che sale verso monte e taglia traversalmente i depositi detritici alla cui base si nota un archetto morenico che racchiudeva un piccolo ghiacciaio e in breve si raggiunge il punto più alto dell'escursione a m 2304, da dove, proseguendo, si scende verso la Forcella d'Anbrizora.

Raggiunta la Forcella d'Anbrizora, ci si affaccia sulla valle d'Ampezzo e da questo punto d'osservazione si ammira uno dei panorami più belli: laggiù, in fondo all'ampia valle, si vede il centro di Cortina d'Ampezzo, i villaggi immersi nel verde dei prati, i grandi boschi e la superba corona di montagne che la circondano e, molto più vicino, oltre il limite superiore del bosco, sul gradino strutturale ai piedi della Croda da Lago, si vede il Lago da Lago e l'omonimo Rifugio, davanti al quale si estende il vasto pascolo di Federa e i depositi caotici del materiale delle frane da crollo che nel postglaciale (dopo la fine dell'ultima glaciazione, denominata di Würm), hanno interessato il versante settentrionale del Becco di Mezzodì. Alla Forcella d'Anbrizora affiora lo Strato di Raibl, che costituisce il substrato pedogenetico su cui si sono formati i suoli rossastri che si notano tutt'intorno, più a valle verso Mondeval de Sora e verso la Forcella del Formin. La stessa Formazione di Raibl costituisce lo strato geologico su cui poggiano i grandi massicci rocciosi della Croda da Lago e del Becco di Mezzodì (Dolomia Principale).

Dalla Forcella d'Anbrizora si prosegue verso il Lago da Lago, uno splendido specchio d'acqua dalle acque intensamente azzurre, formatosi ai piedi delle rocce sul versante orientale della Croda da Lago e, lì accanto, si vede l'omonimo Rifugio, raggiungibile in ulteriori trenta minuti di cammino circa. Scendendo con pendenza lieve e quasi costante lungo il largo sentiero che segue il tracciato di una vecchia strada militare, si possono ammirare belle fioriture di piante appartenenti alle specie pioniere d'alta montagna, come il camedrio alpino (Dryas octopetala, VI-VII) dai fiori bianchi con otto petali, che viene considerata la pianta pioniera per eccellenza delle superfici detritiche, il salice reticolato (Salix reticulata) un salice nano strisciante con le foglie di colore verde scuro con numerose nervature "reticolate" in evidenza, l'achillea del Clavena (Achillea clavenae, VI-VIII, P) dal fiori bianchi, il tarassaco alpino (Taraxacum alpinum, VI-VIII) dai fiori intensamente gialli, la conosciutissima stella alpina (Leontopodium alpinum, VII-VIII, P), l'erba storna (Tlaspi rotundifolium, VI-VII, P) dai fiori piccoli di colore roseo-violetti in racemi densi che spesso cresce solitaria tra le pietre dei ghiaioni e la campanula di Scheuchzer (Campanula scheuchzeri, VII-VIII, P) dai fiori di colore blu scuro. In questa zona è presente il camoscio (Rupicapra rupicapra), la marmotta (Marmota marmota), l'arvicola delle nevi (Microtus nivalis) un piccolo topolino con il pelo di colore grigio-bruno, folto, lungo e morbido, l'aquila reale (Aquila chrysaetus), la poiana (Buteo buteo), il corvo imperiale (Corvus corax) completamente nero con piumaggio dai riflessi metallici, la pernice bianca (Lagopus mutus) che muta il colore del piumaggio a seconda delle stagioni e d'inverno presenta un piumaggio bianco candido, il fringuello alpino (Montifringilla nivalis). Tutti queste specie animali, a parte gli uccelli che si possono ammirare a varie distanze e altezze, non sono facili da vedere durante il periodo di maggiore frequenza turistica, mentre l'incontro con i selvatici è frequente nei mesi primaverili e autunnali. Verso la fine di questo tratto, sulla destra e poco più in basso, si vede un ampio pianoro adibito a pascolo, dove, ai tempi dell'Uomo di Mondeval esisteva un secondo lago, prosciugatosi completamente circa 400 anni fa. Nell'ultimo tratto, prima di raggiungere il Rifugio, si passa in un piccolo bosco rado di larici (Larix decidua); alcune di queste piante, nonostante l'aspetto poco imponente, sono plurisecolari. Raggiunto il lago, lo si costeggia per breve tratto, poi, attraversato il ponticello che supera il piccolo emissario, si sale per pochi passi e si raggiunge il Rifugio Lago da Lago (m 2046), da poco ampliato e rimodernato. Prima di intraprendere la strada del ritorno, è consigliabile fare un giro intorno al lago, dove, già da alcuni decenni, sono stati indrodotti, prima la sanguinerola (Phoxinus phoxinus) e poi la trota (Salmo trutta fario), un superpredatore per questo biotopo, dove, probabilmente, i pesci, per via naturale, non sono mai arrivati. In vari punti ai bordi del lago, cresce il trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata, VII-VIII, P) dai fiori bianco-rosati densamente barbati all'interno e nell'acqua cresce la brasca comune (Potamogetun natans, VII-VIII) dai fusti sommersi con foglie di color verde-bruno-lucide che galleggiano sull'acqua e i fiori di colore rosa riuniti in una fitta spiga verticale che emerge dall'acqua.

La descrizione dell'escursione termina qui, al Rifugio Lago da Lago, da dove si offrono più possibilità di raggiungere il centro abitato: proseguire lungo il sentiero n° 434 fino a Peziè de Parù vicino alla località Pocol di Cortina d'Ampezzo; deviando sul sentiero n° 437 e raggiungere la località Rucurto sulla strada per il Passo Giau; scendere lungo il sentiero n° 431 e raggiungere il Rifugio Lago d'Aial e quindi la S.S. 48 delle Dolomiti; percorrere il sentiero n° 432 (una strada forestale) e raggiungere la località Campo di Sotto di Cortina d'Ampezzo. Ma la soluzione consigliata è il rientro al Rifugio Città di Fiume, ripercorrendo l'itinerario all'inverso, con un tempo di percorrenza pressoché uguale e, quindi, raggiungere il parcheggio dove si è lasciata l'autovettura.

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